Giuseppe Sciola, noto Pinuccio, nasce a San Sperate (SU) in Sardegna nel 1942 in una famiglia di contadini.
Inizia a scolpire fin dalla più tenera età. Nel 1959 partecipa, come autodidatta, alla Prima Mostra d’arti figurative per gli studenti di ogni ordine e grado nel circolo de La Rinascente a Cagliari.
Vincendo con Pietrino, la sua prima opera, si aggiudica una borsa di studio che gli permette di frequentare il Liceo Artistico di Cagliari.
Conseguito il diploma di maturità artistica, partecipa a numerose mostre, collettive e non. Frequenta il Magistero d’Arte di Porta Romana di Firenze e l’Accademia Internazionale di Salisburgo. Qui ha l’opportunità di seguire i corsi di Minguzzi, Kokoschka, Wotruba, Vedova e Marcuse. Durante i suoi numerosi viaggi di studio per l’Europa entra in contatto con diverse personalità artistiche come Giacomo Manzù, Aligi Sassu e Henry Moore. Sono anni intensi e fondamentali per la sua crescita come uomo ed artista. L’esperienza all’Università della Moncloa a Madrid (1967) influenza profondamente il suo stile e e la sua tematica.
Assiste ai movimenti di protesta giovanile del ’68, tanto da assorbire quella carica vincente da utilizzare nella sua terra natia.
Trasforma San Sperate, un paese di forte tradizione agricola, in un autentico Paese Museo, grazie a degli interventi artistici di muralismo.
In questo modo, la piccola cittadina sarda si è trovata coinvolta in una delle prime forme di Arte Ambientale e Pubblica in Italia.
Riceve riconoscimenti per la sua instancabile attività di scultore e di promotore della cultura, l’arte e i rapporti sociali nella sua terra. Tra questi è doveroso citare la sua partecipazione alla Biennale di Venezia 1976, all’interno della sezione italiana che ha come tema “L’ambiente come sociale”.
Dal 1990 al 1996 insegna presso l’Accademia di Sassari e contemporaneamente viaggia in Perù e in Cile.
Agli inizi degli anni ’90, apre uno scenario nuovo svelando al mondo la magia del suono della pietra. Una materia dura e statica, non più rilegata ad una sola funzionalità visiva e tattile, ma alla quale ha aggiunto un terzo senso: l’udito. Nascono le Pietre Sonore, suonate per la prima volta, nel 1996, dal percussionista Pierre Favre al Festival Time in Jazz di Berchidda, in Sardegna.
La pietra con Sciola è elastica, sonora e trasparente, un’immaterialità che, fisicamente, costituisce il DNA timbrico della sua voce.
Sono sculture che riprendono le forme del megalitismo sardo ma, se osservate da vicino parlano un linguaggio moderno. Parlano attraverso le linee che si incrociano simmetricamente, forme geometriche, che giocano con il rapporto arte e natura, forma e contenuto, idea e materia.
Le Pietre Sonore sono state utilizzate anche in un concerto di musica elettronica del compositore sassarese Antonio Doro, presso il Teatro della Scala di Milano.
Nel 2001 è inaugurato nel parco di Villa Olmo a Como un percorso fra pietre sonore, dal titolo Sciola: scultura e suoni di basalto.
Un anno dopo Sciola entra ufficialmente nella storia della scultura, della musica e dell’architettura italiana.
Il celebre architetto Renzo Piano fa collocare un grande basalto sonoro, simbolo di una musica eterna, nel giardino del nuovo Auditorium della Musica a Roma.
Nel 2003, dopo ventisette anni, torna alla cinquantesima edizione della Biennale di Venezia. L’esposizione all’interno della sezione “Italian Factory”, curata da Alessandro Riva, dal titolo Solo pietre, venne inaugurata nello spazio Thetis dell’Arsenale.
Pochi mesi dopo espone una nuova serie di monumentali sculture sulla piazza della Basilica Inferiore di Assisi: Il Cantico delle Pietre. L’intento di Sciola era fare una nota di margine del “Cantico delle Creature”, dove San Francesco cita tutti gli esseri viventi, dimenticandosene uno: la pietra.
Sciola nel 2010 è nominato Presidente della commissione regionale per il Paesaggio e la qualità architettonica.
Lo stesso anno dona una sua pietra sonora in calcare alla Triennale di Milano. L’occasione era il centesimo compleanno dell’amico Gillo Dorfles, uno dei più grandi critici e pensatori dell’arte.
Pinuccio Sciola muore il 13 maggio 2016. Il suo amato paese, San Sperate, si veste di bianco, lenzuola e drappi appesi alle finestre e balconi, per ricordare quella rivoluzione artistica che ha trasformato il paese in un paese museo, iniziando proprio dai muri candidi delle abitazioni.
Il Giardino Sonoro di Pinuccio Sciola
Pinuccio Sciola è presente oggi con le sue opere in numerose collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Il suo incessante e ricco lavoro prosegue a San Sperate grazie all’impegno dei tre figli. Questi ultimi hanno fondato nel 2016 la Fondazione Pinuccio Sciola, dedicandosi a portare avanti il pensiero e la ricerca artistica de padre. La casa-studio, dove ha sede la Fondazione, è anche sede del Giardino Sonoro, il museo all’aperto dell’artista.
Il Giardino Sonoro è un museo a cielo aperto. Fondato da Pinuccio Sciola negli anni ’60 inizialmente come laboratorio. Il connubio con la natura che troviamo nel giardino lo rese poi sito espositivo agli inizi del ventesimo secolo. Un orizzonte di pietre megalitiche, uno spazio artistico senza tempo, in continuo divenire. Il Giardino Sonoro permette ai visitatori di compiere un’emozionante passeggiata all’interno dell’agrumeto. Il percorso è senza segnali né direzioni, tra i megaliti capaci di amplificare magicamente il senso di smarrimento.
Un luogo d’arte, che si esprime in tutte le lingue del mondo, dove basalto e calcare producono suggestivi suoni arcaici, ancestrali e mistici; dove i “semi” di pietra sono seminati affinché la cultura fecondi la natura; dove i graniti, nel buio della notte, svelano attraverso la luce radente nuove superfici tridimensionali.
Un luogo immerso nel verde che da la possibilità ai visitatori di poter godere, in una dimensione inedita, di Arte e Natura. Una natura viva, fino al suo più immobile e silenzioso elemento: la pietra.
FONTI:
sito dell’artista
www.psmuseum.it
www.beniculturalionline.it